L’Energia dell’Intenzione: lo studio
“Una volta costruito, un pensiero irradiava luce stellare,
influenzando tutto quello che incontrava sul proprio cammino”.
Lynn Mc Taggart, La scienza dell’Intenzione, p. 74
Alcuni scienziati, tra cui il fisico Elmer Green ed il fisico William Tiller, per comprendere il modo in cui l’energia viene trasmessa dalla mente, decisero di studiare i guaritori a distanza allo scopo di indagare le caratteristiche dell’energia da loro emanata durante il processo di guarigione.
Le ricerche condotte da Green rivelarono che nel momento in cui i guaritori inviavano l’intenzione di guarigione si verificava un forte ed improvviso aumento di energia elettrostatica, la cui fonte poteva essere identificata nell’addome del guaritore.
Anche William Tiller, tramite numerosi esperimenti condotti con l’utilizzo di un particolare apparecchio in grado di captare ogni minimo aumento di voltaggio elettrico, scoprì che la focalizzazione del pensiero su un determinato obiettivo produceva un’energia fisica quantificabile.
Successive scoperte, come quelle emerse dalle ricerche di Bernard Grad, della McGill University di Montreal, volte ad indagare gli effetti dell’energia di guarigione sull’acqua, dimostrarono che l’intenzione focalizzata può perfino indurre delle alterazioni nella struttura molecolare dell’oggetto a cui è rivolta. Nei campioni d’acqua che, durante gli esperimenti di Grad, erano stati sottoposti all’energia di un gruppo di guaritori, si poteva osservare un significativo cambiamento nel legame tra ossigeno e idrogeno, simile a quello che si verifica quando un campione d’acqua viene esposto all’influenza di magneti.
Due diversi tipi di energia
Lo scienziato Gary Schwartz ne dedusse che l’energia dell’intenzione doveva coinvolgere due diversi tipi di energia: una, elettrostatica, che si genera immediatamente e l’altra, magnetica, che ne consente il trasferimento. Si scoprì inoltre che l’allenamento all’utilizzo di questa energia costituiva un fattore determinante, capace di spiegare la differenza tra gli effetti dell’intenzione inviata da guaritori esperti e gli effetti dell’intenzione emessa da persone ordinarie.
Il professor Schwartz, nel tentativo di confutare le sue stesse scoperte, ipotizzò che la natura dell’energia di guarigione potesse essere spiegata nei termini di processi biologici mediati da un effetto magnetico; tuttavia quest’ipotesi non giustificava gli effetti delle intenzioni inviate a distanza. Studi condotti sulla guarigione a distanza, come quello di Elisabeth Targ, suggerirono che gli effetti elettromagnetici costituivano una parte fondamentale del processo ma che il ruolo centrale era svolto dalla luce.
L’Energia dell’Intenzione e la componente luminosa
Ciò confermava le scoperte del fisico Fritz-Albert Popp, il quale, negli anni 70, dimostrò che le cellule di tutti gli organismi viventi, dalle piante agli uomini, contengono piccolissime particelle di luce a cui diede il nome di “biofotoni”. I biofotoni si organizzano in minuscole correnti di luce che l’organismo emette costantemente e che formano un sistema di comunicazione altamente efficace. Attraverso queste continue emissioni, che si propagano alla velocità della luce, l’organismo è in grado di trasferire informazioni su di sé anche a distanza. Mediante esperimenti condotti con una macchina costruita appositamente dallo stesso Popp e capace di catturare la luce registrando la quantità di fotoni presenti in essa, il fisico tedesco dimostrò che la sede e il punto da cui partivano i biofotoni era il DNA cellulare; ciò significava che attraverso le correnti biofotoniche venissero trasmessi segnali contenenti importanti informazioni sulle caratteristiche genetiche dell’organismo, compreso il suo stato di salute, come se i biofotoni costituissero un linguaggio in codice per la comunicazione intra ed extra-cellulare.
Grazie ad un dispositivo altamente sofisticato consistente in una particolare fotocamera ultrasensibile (CCD), Gary Schwartz e Kathy Creath condussero una serie di esperimenti in cui furono fotografate le mani di un gruppo di guaritori. Le immagini ottenute con questo apparecchio, tradizionalmente usato per captare la luce delle stelle, mostravano chiaramente che dalle mani dei guaritori fuoriusciva una corrente di luce particolarmente organizzata.
I risultati di queste scoperte suggerirono che l’intenzione di guarigione, e più in generale l’intenzione diretta, generasse, oltre che energia elettrica e magnetica, anche un flusso di fotoni ordinato e coerente capace di trasmettere informazioni relative alla storia individuale di quel determinato organismo, connesso in questo modo a tutti gli altri organismi del cosmo.